L’OPERA PLASTICA DELLO SCULTORE MARIANO VASSELAI RICCA DI CONNOTAZIONI ESISTENZIALI E REALISTICHE
“Il dramma della vita di oggi, coi suoi aspetti di alienazione dell’uomo, è reso evidente dal riandare della memoria alle rocce, ai tronchi,alle radici della terra della fanciullezza di Mariano Vasselai. Tutto ciò va al di là della vicenda personale dell’autore, incarnando un problema generale del mondo odierno; il contrasto tra natura e tecnologia, tra l’ansioso sforzo di progresso e la nostalgia di un mondo che si sta perdendo; e su tutto il senso dell’incombente minaccia della distruzione della natura, cui la vita dell’uomo è profondamente e imprescindibilmente legata.” (
F. Vidoni)
“Le sculture di Mariano Vasselai ci fanno pensare a quel profondo legame che unisce, prima delle acquisizioni positivistiche degli ultimi tempi, il contadino delle nostre valli al proprio ambiente: gli alberi, alla terra, alle montagne, alle acque, tanto da indurlo spontaneamente a modellare se stesso e la propria casa in funzione di questo rapporto strettissimo, che non era dipendenza, ma fonte ispiratoria per realizzarsi come uomo. Vasselai, riesce a trasmettere un ritmo profondo,elementare, nel quale si indicano anche le antiche storie fiemmesi.”
(
R. Sandri, “L’Adige”)
“La conoscenza della natura che Vasselai possiede, va ben oltre il vagheggiamento nostalgico di paesaggi incontaminati: la natura è nella sua esperienza, come pervasa da forze sconosciute che esse stesse la dilaniano, è nella sua esperienza, anch’essa come l’uomo, quasi alla ricerca di una propria realizzazione, agitata da una protensione irrefrenabile alla liberazione.”
(
L. Ruffinelli, “Parliamoci”)
“Quando si trova uno scultore nuovo, com’è il trentino Mariano Vasselai che si butta a capofitto in una sua interpretazione della figura dell’uomo, si prova una gran soddisfazione perché si sente di trovarci difronte ad uno scultore che non elude i problemi e vuol andare a fondo, a occhi aperti, nel capire la posizione dell’uomo nel mondo d’oggi. L’uomo del nostro tempo è, avvolto e prigioniero. Vasselai è un artista che pur qualificandosi come un realista contemporaneo, sfugge con maestria e semplicità a quel tanto di retorica che è il pericolo della figurazione.”
(
R .De Grada, “Giorni”)
QUANDO LA NATURA SCUOTE L'ARTE
Si prova una sensazione di grande solitudine e nostalgia ammirando le pregevoli opere di Mariano Vasselai, scultore nato a Panchià nel cuore delle Dolomiti. Uomini stilizzati, fasciati,condizionati da una natura deteriorata e quasi irragiungibile, alberi ridotti a scheletri capaci di offrire ormai un ultimo, triste frutto: salta subito all'occhio il pessimismo per una degenerazione del rapporto ambiente-uomo ritenuta irreversibile. Ma,come disse Oscar Wilde, “il pessimista non è nient'altro che un ottimista ben informato”; cosi, Vasselai racconta che il degrado della natura è diventato uno dei temi a lui cari, dopo aver visto con i suoi occhi tanti cambiamenti negativi.
Opere che fanno riflettere dunque le sue, ma senza retorica, proprio perchè create da chi ha vissuto in un ambiente”fortunato”,da chi ha avuto un legame forte con la natura. Per la loro realizzazione Vasselai utilizza diversi materiali e tecniche, con risultati interessanti e mai banali. Il legno è la componente principale, ma usa anche pietre, bronzo e argento. Tra i suoi lavori si possono ammirare ,non solo sculture,ma anche mosaici,disegni e incisioni.
Altri temi ricorrenti che caratterizzano l'arte di Mariano Vasselai sono la maternità, vista come connubio di gioia e preoccupazione, i momenti del quotidiano, l'attacamento alla periferia e il ritorno all'infanzia, alla vita semplice e contadina.
Alcune opere si possono vedere, oltre che nel suo studio di Milano o di Panchià, anche presso la Cassa Rurale di Tesero, dove si trova una “maternità” legata alla tragedia di Stava, oppure nella Sala del Lettore del Palacongressi di Cavalese, nella Cattedrale di Andria, nella Cattrdrale di Sessa Aurunca, nella chiesa di San Francesco a Colombare di Sirmione, è suo anche il monumento agli Schutzen che si trova nei giardini di Panchià. (Avviso di
Daniela Perotto)
LE BEATITUDINI SECONDO VASSELAI
L'artista fiemmese ha realizzato un mosaico a Sirmione. Presso la chiesa di San Francesco, a Colombare di Sirmione, è stata inaugurata il giorno di Pasqua una nuova, splendida opera dell'artista fiemmese Mariano Vasselai. Si tratta di un mosaico, che misura undici metri e mezzo in altezza e otto in larghezza e che propone il celebre >Discorso della montagna<, trattato dal Vangelo secondo Matteo.
Vasselai è uno scultore originario di Panchià, anche se vive e lavora, fin dal 1969, a Milano, dove tra l'altro ha insegnato per oltre 20 anni presso il Liceo Artistico di Brera.
Molto legato al suo paese e alla sua valle,vi ritorna non appena possibile e proprio dalle sue esperienze a contatto con la natura, i fiori, i paesaggi, le piante, gli arbusti, i massi sono nati particolari spunti per la sua attività. Soprattutto dal legno, elemento caratterizzante della valle di Fiemme,ha tratto le sue opere più significative.
Il mosaico, inaugurato a metà aprile, con il quale ha voluto leggere ed interpretare il celebre sermone delle Beatitudini, come messaggio universale che, attraverso i secoli, ha toccato la sensibilità e la coscienza di intere generazioni e che ancora si distingue per la sua attualità e freschezza,è la sua ultima fatica.
I personaggi che si vedono ai piedi della montagna rappresentano simbolicamente lo scorrere anche tormentato della storia di due millenni dai discepoli di Cristo agli uomini di scienza (come Galileo Galilei) ai semplici fedeli, fino ad una famiglia di oggi, come importante elemento di continuità; sulla destra, è rffigurato San Francesco orante, patrono della Parrocchia di Colombare. ("ADIGE" 24 aprile 2007 di
Mario Felicetti)
A PROPOSITO DI STREGHE
Mariano Vasselai ha esposto disegni e incisioni, ispirati ai processi per stregoneria avvenuti in valle di Fiemme negli anni 1501-1506. E' stato ospite a Predazzo presso la Sala Rosa del Municipio,a Pozza di Fassa nella Ciasa de noscia jent, a Vigo di Fassa nel Museo Ladin de Fascia, a Cavalese nel Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme; il catalogo è stato curato dallo storico fiemmese Italo Giordani.
… é una gradita sorpresa scoprire che un artista di origine fiemmese, Mariano Vasselai, sia stato colpito dai processi per stregoneria svoltisi all'inizio del XVI secolo nel Palazzo della Magnifica Comunità; cioè, a dir il vero, da quella parte delle “confessioni” in cui sembra che la fantasia degli imputati dia sfogo allo strato di credenze e superstizioni che erano molto diffuse e che passavano di generazione in generazione tramite i racconti del mondo femminile.
L'artista, rispetto allo storico, ha il vantaggio che non deve spiegare né dimostrare nulla. Quindi lo stesso episodio che allo storico crea grandi difficoltà di interpretazione, se non di corretta collocazione temporale e culturale, all'artista può dare spunto per rendere viva con le immagini l'emozione personale, o la drammaticità dei momenti vissuti dai protagonisti durante gli interrogatori, o il loro onirico racconto di voli collettivi, di grandi raduni magici, di riti misteriosi e demoniaci. (
Italo Giordani)